Fév 18, 2014
[Incarcerations suite à la révolte de Vincennes] Textes en grec et italien
Συγκρούσεις στο κέντρο κράτησης της Vincennes, Γαλλία
Το βράδυ της 13ης Φλεβάρη, γύρω στις 2 η ώρα, αναταραχές ξέσπασαν στο κέντρο κράτησης της Vincennes CRA1. Αυτή τη φορά*, η αφορμή ήταν η απόπειρα απέλασης ενός κρατουμένου. Οι εξεγερμένοι αλληλέγγυοι κρατούμενοι στήσαν οδοφράγματα μέσα στα κτίρια κράτησης και αντιμετώπισαν τους μπάτσους πετώντας τους πάσης φύσεως αντικείμενα (πυροσβεστήρες…). Η απάντηση των μπάτσων ήταν η άγρια καταστολή των εξεγερμένων, με την εισβολή 23 διμοιριών τύπου ΜΑΤ και ασφαλίτες. Συγκέντρωσαν όλους τους κρατούμενους στο προάυλιο και τους έκαναν σωματικό έλεγχο. Μετά από τηλεφωνική συνομιλία με κάποιους κρατουμένους μάθαμε ότι τη συγκεκριμένη μέρα τραυματίστηκαν 5 μετανάστες ενώ δεν υπήρχαν ούτε νοσηλευτές ούτε γιατροί στο κέντρο κράτησης… Δύο μετανάστες μεταφέρθηκαν και αναμένονται διώξεις. Ο μετανάστης-αφορμή απελάθηκε στα μουλωχτά, χωρίς το όνομα του να αναρτηθεί προηγουμένως στις ειδικές λίστες εντός των κέντρων κράτησης που αναγράφουν τους μετανάστες που επρόκειτο να απελαθούν. Ως απάντηση αρκετοί κρατούμενοι έχουν προβεί σε απεργία πείνας.
Στις 22.07.08 είχε γίνει εξέγερση στο ίδιο κέντρο μετά το θάνατο του Belkacem Souli από καρδιακή προσβολή. Ο εν λόγω μετανάστης είχε ζητήσει να μεταφερθεί σε νοσοκομείο αλλά οι υπεύθυνοι του κέντρου τον αγνόησαν. Οι εξεγερμένοι έκαψαν και τα 2 κτίρια του κέντρου, ενώ καμιά πενηνταριά απέδρασαν κατά τη διάρκεια των συγκρούσεων.
Rivolta dentro al Cie di Vincennes, alla periferia di Parigi, nella notte tra giovedì e venerdì 14 febbraio. I reclusi, barricati nelle stanze, mettono fuori uso le telecamere di sorveglianza e lanciano estintori, porte e mobili contro la polizia, che era arrivata in assetto antisommossa alle 4 di notte per espellere uno dei prigionieri. All’indomani della rivolta, cinque prigionieri risultano feriti dalle manganellate della polizia e l’espulsione viene eseguita. Molti prigionieri entrano in sciopero della fame per protesta. Nei giorni seguenti, due rivoltosi vengono condannati a due e quattro mesi di galera, entrambi per aver scardinato una porta, uno per essersi rifiutato di sottoporsi all’esame del Dna.
La notte dopo la rivolta, alcuni fuochi d’artificio vengono esplosi fuori dal centro. La polizia ferma cinque persone che si trovavano in auto nel bosco di Vincennes. Accusati di “assembramento armato”, travisamento, rifiuto di fornire le proprie impronte digitali, di farsi fotografare, di sottoporsi all’esame del Dna, tre di loro vengono sottoposti all’obbligo di dimora nella regione di Parigi e al divieto di incontro tra loro; altri due vengono arrestati e trasferiti nel carcere di Fleury-Mérogis.
Per i cinque solidali, il processo è stato rinviato al 24 marzo. Un presidio di solidarietà viene indetto a Barbès alle 8 di sera di martedì 18 febbraio.
macerie @ Febbraio 18, 2014
La notte del 13 febbraio, nella prigione per stranieri di Vincennes [Parigi, NdT] scoppia una rivolta per impedire l’espulsione di un detenuto. Telecamere, porte, mobilio ed estintori sono distrutti o lanciati sugli sbirri. Due detenuti verranno condannati a due mesi di prigione. L’indomani, alcuni/e compagni/e vanno ad esprimere la propria solidarietà davanti alle mura del CIE, con fuochi d’artificio e grida di libertà; subito dopo cinque persone vengono arrestate. Tre vengono messe in libertà vigilata e due incarcerate a Fleury-Mérogis (il loro processo è previsto per il 24 marzo), tutti/e sono accusati/e di “adunata sediziosa armata e a viso travisato” e del rifiuto di farsi schedare (DNA, impronte digitali, foto), alcuni anche di aver dichiarato un’identità fittizia, per rallentare il lavoro degli sbirri.
Questa repressione non arriva dal nulla. Da quando sono stati creati, i CIE non hanno lasciato tutti indifferenti, poiché sono spesso il teatro di rivolte all’interno e di risposte all’esterno (manifestazioni, attacchi diretti contro i gestori della macchina delle espulsione e quelli che ne traggono profitto, etc.). Questo caso è soltanto l’ennesima vendetta dello Stato ai danni di quelli e quelle che cercano di rendere ingestibili tali prigioni, lottando senza mediazioni.
Una cosa è sicura: non ci interessa per niente sapere se questi/e rivoltosi/e, all’interno come all’esterno, sono innocenti o colpevoli, perché non ragioniamo con il loro codice penale, ma con la rabbia nei nostri cuori. Oggi, indignarsi non serve a nulla, essere solidali significa contribuire alla distruzione della macchina delle espulsioni e della reclusione.
Se la repressione ha come scopo quello di paralizzare le volontà instillando la paura di agire, essa non fa che aizzare il nostro odio verso questo esistente fatto di denaro, di sbirri e di filo spinato.
La libertà è fare la guerra a questo mondo.
Politici, giudici, sbirri, capitalisti, non dormirete più in pace, mucchio di carogne!
18 febbraio 2014
Alcuni/e anarchici/e.
[volantino trovato per le strade di Parigi, 18 febbraio 2014]
repris de nonfides